Chi sono

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Mi chiamo Franco e sono un counselor olistico ad indirizzo psicosomatico.

La scoperta che esiste uno strumento veloce che è in grado di far comprendere velocemente le potenzialità e le risorse che ognuno ha all’interno e che non si chiama psicoterapia ma counseling è stata folgorante.

Le interminabili sedute di “Woodyalleniana” memoria sono divenute in breve tempo uno strumento a cui ricorrere solo in casi di profondo disagio.

Avere davanti un obiettivo che sarebbe stato raggiungibile in una manciata di incontri era quantomeno elettrizzante ed incoraggiante allo stesso tempo.

Nessuna idea di chi fosse Rogers, né del perché e del per come avesse deciso di intraprendere una nuova strada all’interno dell’ambito psicologico.

Ma era importante il metodo che dentro risuonava come il “Non ti dò il pesce, ma la canna da pesca, e ti insegno a usarla, perché tu possa pescare da solo”.

E più si pesca più si impara.

E così, da quei primi incontri di counseling, la voglia di conoscere di più e di mettersi a disposizione per chi è ancora in alto mare, ma ha voglia di tornare a riva.

La naturale evoluzione è stata quella di frequentare una scuola di counseling e, piano piano, capire quanto le nostre ombre riescano a sabotare e rallentare ciò che di getto invece vorremmo fare.

Ma oltre a capire quanto potessero frenare la persona, è emersa anche un’altra considerazione.

Se l’ombra è così potente da mettere in difficoltà il nostro Io, può essere altrettanto potente nel permettere una veloce risoluzione al problema o disagio che sta vivendo la persona?

Possiamo pensare di sfruttarla, come in un combattimento corpo a corpo tra ombre, al fine di far emergere comunque il lato positivo che porta in sé?

E quando è il momento opportuno per liberare la sua potenza che potrebbe risultare devastante ed irritante?

Questo è quello che potremmo fare assieme:
illuminare l’ombra per renderla meno buia, ma soltanto più fresca.

 

31 Comments

  1. Felicissimo di esserti stato accanto nel riconoscere il tuo drago ed affrontarlo!!… Ed è stato emozionante vedere come tu lo hai “ucciso” con l’amore… Grazie a te Paola!

  2. Grazie a te Silvia!…. è stato veramente inatteso quello che abbiamo condiviso… felicissimo che tu senta che il nodo non c’è più!… ma il grande merito è, come sempre, il tuo che hai avuto il coraggio di guardarlo ed affrontarlo…

  3. Sempre costruttivo condividere con te.

  4. Grazie a te Assunta!

  5. Grazie Marinora! Felice che ti possa essere utile. Buon proseguo di giornata!

  6. Grazie Massimiliano della tua condivisione… talvolta il nostro cammino ci mette di fronte a delle salite che possono sembrare impossibili, ma a volte sono “solo” difficili. In quei momenti, forse, possiamo fermarci un attimo e… respirare per un po’… ma comprendo il disagio che stai vivendo.

    • grazie Franco io penso che fino a 6 anni fa era un disagio piccolo ora il disagio ha preso radici …La speranza e sempre l ultima a morire grazie

  7. Il silenzio è uno dei “momenti” in cui possiamo trovare veramente quello che pensiamo… se usato con “saggezza” ci può permettere di entrare in contatto con il nostro profondo.

    • A costo di sembrare psicopatica asociale ritengo il silenzio una alta forma di disprezzo al pari dello sputo. “Non sei degno nemmeno di una risposta” in poche parole. Solo che il secondo denota perdita di controllo. Vedo il primo come una sorta di digiuno. Evitare di incamerare altre informazioni nel cervello allo scopo di eliminare l’eccesso che già c’è. Una crescita personale e un modo per ottenere altri due risultati dagli altri. Davanti al silenzio si ha modo di metabolizzare l’accaduto, far emergere il disequilibrio per poi riequilibrare. Sbaglio?

    • Non esiste un giusto o sbagliato… ognuno ha le sue attitudini e caratteristiche. Nel mio caso, quando non sono nel silenzio dentro di me, non riesco a sentire “bene” quello che posso provare. E difficilmente uso il silenzio per non rispondere a qualcuno (comunque non legato ad un segno di rispetto, ma solo affinché possa avere l’eventuale tempo per continuare a parlare). Ma, ripeto, questa è una mia attitudine che può tranquillamente essere diversa dalla tua Barbara.

    • Chiedo scusa non mi sono spiegata bene. Esempio: qualche anno fa lavoravo in un laboratorio di moda. Stavo rimuginando su una cosa in silenzio. Il direttore che la sapeva lunga mi chiese ripetutamente cosa mi turbasse così tanto. Dopo mezza giornata raccontai che in strada qualcuno (la classica volpe che non arriva all’uva..) mi aveva definita puttana in mezzo ai passanti. Mi chiese come avessi reagito. Risposta: non mi sono girata, non ho parlato, non ho battuto ciglio. Sue parole: se tu avessi vagamente fatto qualunque movimento o detto qualsivoglia parola avresti dimostrato che ti aveva toccato. Il silenzio, l’indifferenza avevano mostrato intanto una crescita mia (solo fosse accaduto qualche tempo prima avrei sbranato senza ruggire) e inoltre girandomi avrei altresì confermato che ciò detto corrispondeva a verità

    • Certo che lasciar parlare la gente senza interrompere è buona educazione

    • Non solo quello… permette alle persone di esprimere in modo compiuto il loro pensiero ed in certi casi ci “evita” di “interpretare”.

  8. Grazie Paula! Buona serata.

  9. Bellissima ed intesa frase Barbara… che ci apre a delle considerazioni sul come mai possiamo averne paura… grazie.

  10. Molto intensa e profonda Barbara… Grazie…

  11. Grazie a te Giorgina! Buona giornata.

  12. Grazie a te Tiziana! Buona domenica.

  13. Molto intenso come pensiero Barbara… grazie.

  14. Molto bello Barbara…

  15. Huao! Positivamente ottimistico! Grazie Barbara.

  16. Grazie Barbara… molto profondo.

  17. Grazie per averlo ricordato Dora. Buona domenica.

    • Buongiorno, sono io che la ringrazio!!!!!

    • sono contento che ti sia stato utile!

  18. Opperò!!! mica male come sport Silvana!

  19. Grazie Lucia! È un piacere poter condividere…

  20. Comprendo bene Claudia… le prove che ci troviamo ad affrontare ci fanno “scoprire” delle risorse di noi che non pensavamo proprio di avere… quello che possiamo cercare di fare è di metterle a disposizione nella costruzione di un qualcosa di positivo… anche se talvolta sembra proprio “dura”… grazie della tua condivisione…