4 – “Ognuno danza col suo demone e ogni storia finisce bene”. (42) – L’Ombra conscia

Posted on Giu 8, 2016 in Il diavolo "custode" | 0 comments

“Non occorre essere stanza né casa per essere infestati.
Il cervello ha corridoi che oltrepassano luoghi materiali.
Assai più sicuro è incontrare a mezzanotte
un fantasma esteriore,
che fronteggiar nell’intimo
un più gelido spettro.
Assai più sicuro è galoppare per un’abbazia,
dalle pietre rincorsi,
che ritrovarsi inermi in un luogo desolato
al cospetto di se stessi.
Noi dietro noi stessi celati,
qual orrido sussulto.
Assai meno atterrisce
l’assassino nascosto nella stanza.
Prende a prestito il corpo una rivoltella,
la porta spranga,
trascurando uno spettro superiore – o più”
(Emily Dickinson)

In questo caso possiamo aggiungere, almeno per la parte conscia degli aspetti inferiori della personalità, quella che Jung chiama la “confessione autentica, sgombera di ogni restrizione mentale”. (43)
Non è nello scopo del presente lavoro approfondire gli studi già fatti (44) sul valore terapeutico della confessione nella religione cristiana, ma è sicuramente interessante riflettere su quel particolare stato che mette in relazione il cliente ed il counselor nel momento in cui l’empatia permette di creare nel cliente lo stato d’animo necessario per aprirsi alle proprie paure ed ombre. E forse non è un caso che nella deontologia sia marcatamente espresso il concetto di riservatezza (come lo è da parte del confessore nella tradizione cristiana).
Se per l’ombra inconscia possiamo attuare una serie di tecniche che ci permettono di far focalizzare il cliente su degli aspetti che sino a quel momento non aveva mai considerato, per l’ombra conscia la cosa si complica un po’…
In tal senso, la concezione di Ombra dovrebbe essere estesa ad un livello sovrapersonale laddove è il negativo in assoluto. Il male.
Ecco quindi che entra un parallelismo tra Ombra e “peccato”.
Anche se è necessario mantenerlo in un puro ambito psicologico, non possiamo non considerarlo come un aspetto negativo del destino (sia individuale, sia ereditato da situazioni parentelari).
Gran parte dell’introduzione a Psicologia e alchimia (45) è dedicata a questo problema. Che cosa si deve fare del male? Sembra chiedersi Jung. E la risposta sembra consistere in un’appassionante ricerca del significato individuale che il male ha nel destino personale. Una vita spesa nel diniego moralistico del peccato fondamentale è una vita sprecata, come sprecata è una vita spesa in una sorta di identificazione diabolica con il peccato. Il processo di individuazione vuole dialettica degli opposti e soluzione singolare, unica, irripetibile del conflitto. Una frase di Jung è particolarmente penetrante a tale proposito (46):
“Si può mancare non solo la propria felicità, ma anche la propria colpa decisiva senza la quale un uomo non raggiungerà mai la propria totalità” (47).

Per i greci, l’incontro con la figura d’Ombra aveva una valenza straordinaria. Poiché si vergognavano moltissimo di quello che avevano compiuto, era come se, in quel momento, si fossero persi e di conseguenza avessero agito sotto un impulso irrazionale.
Per tale motivo, imputavano ad una forza spirituale di tentazione divina, nota come “Ate” la perdita della propria volontà sopraffatta da quest’ultima nell’avere un comportamento inspiegabile. (48)

Il passaggio dai greci (che consideravano questo stato d’animo come un fattore demoniaco) ai giorni nostri (dove sappiamo che i demoni sono dentro di noi) (49)  non è stato breve…
A tal proposito può risultare interessante un rapido sguardo su una delle frasi più ermetiche del Padre Nostro.
… e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.”
Il latino in-ducas e il greco eis-enenkes riflettono anche un aspetto peculiare della teologia biblica, in cui l’affermazione della unicità di Dio e della sua azione nel mondo porta alla drammatica consapevolezza che sia Dio stesso a “condurre” il credente “dentro nella prova” (come è narrato, per esempio, nel Libro di Giobbe) (50).

Riflettendo un attimo, che tipologia di clienti “peccatori” possono avvicinarsi al counseling?
Prendendo a prestito il simbolo del Tao della filosofia orientale, possiamo vedere come all’interno di una sfera (il nostro piano di realtà) è presente una componente bianca ed una componente nera e che all’interno di ognuna è presente una piccola area del colore opposto a quella che la contiene.
Quindi, abbiamo una zona nera che è in funzione del bianco, ed una zona bianca che è in funzione del nero. Ed entrambe sono funzionali all’equilibrio dell’armonia del tutto.

tao

Ma non solo nella tradizione orientale abbiamo una divisione tra gli uomini in bianco e nero, tra buoni e cattivi, la troviamo anche in quella occidentale.

Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti” (51).

Quindi, non tutti sono chiamati ad operare nella zona del bene (tralasciamo il “simpatico” aspetto che di quei molti non tutti riusciranno a farlo al meglio… che non compete a questo studio), ma che una parte deve operare nella zona del male.
Compresi quindi i due schieramenti, possiamo tranquillamente e statisticamente escludere chi, per un qualsiasi motivo, esente dal nostro giudizio, opera nel campo del nero (criminali, stupratori, assassini seriali, ecc.) e lasciando una piccola percentuale di possibilità a quelli che gravitano attorno alla piccola sfera bianca.
Pertanto, la nostra opera ed attenzione, sarà maggiormente sviluppata su quanti gravitano attorno alla piccola sfera nera all’interno del bianco.

Riprendendo la tradizione occidentale e quindi la sua matrice cristiana, troviamo un concetto fondamentale per rimanere all’interno della zona bianca. L’esercizio in positivo del libero arbitrio.
Ma è sempre vero che lo abbiamo?
No, talvolta non lo abbiamo. Soprattutto quando dobbiamo “essere” male a sostegno di un bene.
A tal proposito vediamo un passo della Bibbia.

Il Signore disse a Mosé: Mentre parti per tornare in Egitto, bada a tutti i prodigi che ti ho messi in mano: tu li compirai davanti al faraone, ma io indurirò il suo cuore ed egli non lascerà partire il popolo. Allora tu dirai al faraone: “Così dice il Signore: Israele è il mio figlio primogenito. Io ti avevo detto: lascia partire il mio figlio perché mi serva! Ma tu hai rifiutato di lasciarlo partire: ecco io farò morire il tuo figlio primogenito!” (52)

Quindi, come il faraone al quale è stato indurito il cuore, è possibile che anche a noi ci accada di entrare temporaneamente nella zona scura affinché altri possano vivere la loro zona bianca.
Utilizzando in prestito un vecchio proverbio, “Non tutto il male viene per nuocere…”

Ma il significato di indurimento del cuore può rivelarci qualcosa di più utile?
La “durezza di cuore” è chiamata nel Vangelo con il vocabolo greco “sklerokardìa” (letteralmente “sclerosi del cuore”). Il termine “skleròtes” (”sclerosi”) indica l’indurimento o la chiusura delle arterie, per cui il sangue non fluisce con facilità nel nostro organismo, con grave rischio per la salute (53).
Da un altro passo del Vangelo possiamo vedere come non è ciò che arriva dall’esterno che fa male all’uomo, ma ciò che esce dal suo cuore.

20E diceva: “Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. 21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo” (54).

Tramite il Decodage Biologique, sappiamo che i problemi relativi all’apparato circolatorio hanno una componente psicologica legata alla perdita del territorio.
Per “conflitto biologico territoriale” s’intende che l’individuo ha perso il suo campo d’azione, il suo “terreno”. (55)
Pertanto, possiamo dedurre che questo è l’ambito principale del counseling in appoggio al cliente che deve trovare un senso alla propria ombra conscia (anche nella religione, se un fedele è inconsapevole – e quindi inconscio – che qualcosa è peccato, non ha peccato…).

Ma non tutto può volgere in una risoluzione positiva…
Mancano ancora due aspetti da considerare.

Scissione dell’Ombra

Ovviamente, può succedere che avvenga nel cliente un rifiuto più o meno totale dell’Ombra in quanto non si riconosce nelle proiezioni esercitate né nelle rivelazioni della parte inferiore della psiche.
Il soggetto, allora, per così dire, amputa da sé la propria Ombra, e si condanna a vivere una vita psichica parziale, forzatamente ridotta alla parte in luce della personalità. L’Ombra, come osserva Jung, viene abbandonata al negativo, al “male”, ed è forzata, per così dire, a vivere di una vita autonoma, senza alcuna relazione con il resto della personalità. (56)
Un classico esempio di quanto sopra ci viene offerto da Stevenson nel suo libro “Il dottor Jekyll e Mr. Hide”, dove il virtuoso Dottor Jekyll è costretto a vivere una doppia vita (a causa della sua incapacità di riconoscere ed integrare la parte inferiore della sua personalità) duplicandosi nella sua terribile Ombra e rendendola così autonoma ed incontrollabile dall’Io.

Identificazione con l’Ombra

A tal proposito Jung scrive:
(…) Un uomo posseduto dalla propria Ombra (…) inciampa costantemente nei suoi errori. Ogniqualvolta è possibile, egli preferirà fare un’impressione sfavorevole agli altri. A lungo andare la buona sorte è sempre contro di lui, poiché egli vive al di sotto del proprio livello e, nel migliore dei casi, raggiunge solo quello che non gli compete e non gli concerne. Se non c’è alcun ostacolo in cui inciampare, egli se ne costruirà uno apposta e poi crederà fermamente di aver fatto qualcosa di utile”. (57)


Alcune considerazioni

Una volta definito quali sono i molteplici aspetti ombra diventa fondamentale per il counselor conoscersi in modo da saper riconoscere quando un aspetto della propria ombra entrerà in risonanza con quella del cliente.
Tale conoscenza ci riporta idealmente al concetto iniziale in cui il mago evocando il demone lo pone al suo servizio. Perché di servizio stiamo comunque parlando.
Un servizio volto a far si che il cliente possa avere tutte le sue risorse, sia in luce che in ombra, a disposizione.

Fondamentalmente nel rapporto counselor e cliente abbiamo tre possibilità:

  • il counselor aiuta il cliente ad identificare i propri aspetti ombra (ed in questo caso si possono utilizzare i vari sistemi descritti in precedenza) sia consci che inconsci.
  • il counselor entra in risonanza con l’ombra del cliente ed usa la propria per agevolare e velocizzare il processo di ridefinizione.
  • il counselor non entra in risonanza con l’ombra del cliente ma usa comunque un aspetto della propria ombra per agevolare comunque tutto il processo.

Ma quando si parla di risonanza a cosa facciamo riferimento?
Possiamo pensare che il rapporto empatico (58) possa avere una estensione, basata anche su base scientifica, che permetta di accedere a delle aree “comuni” dove avviene una sorta di “magia” risolutrice?
In tal caso, diventa importante il significato di “esserci”, di “essere presenti” nel qui ed ora, di “essere neutri”, di essere “specchio”, tenendo ben presente che “magia” è tutto ciò che la scienza non è ancora riuscita a spiegare.

 

Note

(42) Jovanotti – Dalla canzone “Safari” – 2008

(43) C.G. Jung “I problemi della psicoterapia moderna” (1929) tr. it. in “Opere”, vol. XVI Boringhieri, Torino 1981. Nota citata in “Studi sull’ombra”. Op- Citata. Pag. 22

(44) Raffaele Pettazzoni, “La confessione dei peccati”, Forni, Bologna 1929-1936 – Nota citata in “Studi sull’ombra”. Op. Citata. Pag. 22

(45) C.G. Jung, “Psicologia e alchimia”, Ed. Bollati Boringhieri, 2006

(46) “Studi sull’ombra”. Op. Citata. Pag. 30

(47) C.G. Jung, “Psicologia e alchimia”. Op. Citata

(48) “Il volto nascosto dell’anima”. Op. citata. Pag. 321

(49) “Il volto nascosto dell’anima”. Op. citata. Pag. 321

(50) http://it.wikipedia.org/wiki/Padre_nostro

(51) Vangelo di Matteo, Cap. 22 versetto 14. La Bibbia di Gerusalemme. Ed. EDB 2008.

(52) Esodo, Cap. 4 versetti 21-23. La Bibbia di Gerusalemme. Ed. EDB 2008.

(53) Tratto dall’articolo “Il cuore nella Bibbia” in “La Domenica”. Ed. San Paolo del 22/06/14

(54) Vangelo di Marco, Cap. 7 versetti 21-23. La Bibbia di Gerusalemme. Ed. EDB 2008.

(55) Cristian Flèche. “Decodifica biologica delle malattie”. Pag. 31. Ed. Amrita 2008

(56) “Studi sull’ombra”. Op. Citata. Pag. 23.

(57) Saggio “Uber Wiedergeburt” citato in Mario Trevi e Augusto Romano “Studi sull’ombra”. Pag. 24. Raffaello Cortina Editore 2009

(58) “Capacità di mettersi in contatto con un’altra persona, immedesimandosi sino a coglierne gli stati d’animo. Tale termine è stato utilizzato inizialmente nell’ambito dell’estetica romantica per spiegare la risonanza interiore provocata dal bello, dagli oggetti estetici. Lipps ha affermato che nel processo di empatia, pur conservando la propria identità come separata, l’uomo attiva processi di imitazione e proiezione, per cui vive nell’oggetto o nella persona in cui si immedesima. Diversamente dalla razionalità, la quale si fonda sulla comprensione di contenuti derivati gli uni dagli altri, secondo le regole della logica, l’empatia rende possibile comprendere i contenuti delle idee come scaturiti da stati d’animo, desideri e timori di chi pensa (Jaspers). In psicologia, Rogers ha studiato l’importanza dell’empatia nel rapporto terapeutico, in cui la comprensione non avviene a livello gnosico bensì patico: solo con l’estensione della propria esperienza possono essere valutate le emozioni che non appartengono ai propri vissuti. Nel caso di gravi patologie psichiatriche, infatti, risulta difficile stabilire un’empatia, criterio utilizzato anche a fini diagnostici. Freud considera l’empatia un sinonimo di immedesimazione, punto finale di un percorso che va dall’identificazione, all’imitazione, per arrivare in uno stato empatico attraverso il quale possiamo accedere ai processi della vita psichica dell’altro estranei alla nostra esperienza diretta. Si differenzia dall’intuizione in quanto questa riproduce immagini mentali, mentre l’empatia comprende sensazioni, affetti e impulsi: l’intuizione mette insieme gli elementi afferrati per empatia” – Dizionario di scienze psicologiche a cura di Mauro Maldonato. Ed. Simone – Versione 1.2 per iPad

 

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