P.E.A.C.E. – Lou Marinoff – 4° Contemplazione

Posted on Apr 27, 2017 in Blog, Riflessivo | 19 comments

P.E.A.C.E. – Lou Marinoff – 4° Contemplazione

P.E.A.C.E. - Lou Marinoff - 4°

Quarto punto del procedimento P.E.A.C.E. di Lou Marinoff in “Platone è meglio del Prozac”.

La Contemplazione.

Una volta superata la fase di Analisi, occorre fare un passo indietro e “contemplare” il tutto da una posizione diversa. Un po’ come se fossimo al cinema mentre si guarda un film.
Da questa “posizione”, si può esercitare il “distacco” dalla situazione in sé guardando il tutto con un’altra prospettiva. Una prospettiva contemplativa.

“Fino a questo punto hai proceduto a una compartimentazione delle fasi allo scopo di gestirle. Adesso però devi ricorrere a tutte le tue capacità mentali per integrarle. Anziché limitarti ai singoli alberi, devi esaminare la struttura della foresta. In altre parole, mirare a una visione filosofica unitaria della situazione nel suo complesso: il problema con cui sei alle prese, la tua reazione emozionale a esso, e le opzioni prese in esame.”

Ecco… possiamo prendere in considerazione quelle che sono le nostre idee in relazione alla qualità della vita, le nostre responsabilità nei confronti di altri, i nostri valori, ecc.
Quindi trovare una “posizione filosofica che sia insieme giustificabile per i suoi meriti e consonante con la tua natura”.

Per niente banale… ma in certi ambiti fattibile.

A domani per l’ultimo punto!

Di seguito riporto i punti precedenti:

– Problema
Sembra quasi banale che nell’affrontare una questione sia necessario individuare il problema… ma siamo così sicuri che tale problema sia così “evidente”?
Se la questione sono delle eventuali liti ricorrenti con il partner, siamo sicuri che il “problema” risieda solo in lui oppure solo in noi? Cosa possiamo fare per iniziare, intanto, a individuarlo bene?

– Emozioni
Marinoff individua questo punto come “fare l’inventario delle emozioni suscitate dal problema. Si tratta di una resa dei conti interiore. È indispensabile esperire sinceramente le emozioni e incanalarle costruttivamente. (…) Le emozioni sono probabilmente una combinazione di dolore, rabbia e tristezza, ma può capitare di dover compiere un certo lavoro per arrivare a questa conclusione.”
Cosa può significare “incanalarle costruttivamente”?…
Quando siamo “sotto scacco” da dolore, rabbia, tristezza, ecc. molto spesso non riusciamo a vedere bene cosa “veramente” c’è dietro.
Quindi, quella “resa dei conti interiore”, può veramente essere utile… ai fini di una incanalazione costruttiva.

– Analisi
Il suo suggerimento è “la persona enumera e valuta le sue opzioni di soluzione al sistema. Una soluzione ideale definirebbe sia gli aspetti esterni (il problema) sia quelli interni (le emozioni suscitate dal problema), ma non è detto che una soluzione ideale sia attuabile.”

Quindi, sono di fronte ad un problema e mi domando… “Che cosa posso fare in merito?”
Generalmente si inizia a valutare il tutto per analogie (cose simili che mi sono successe in passato, oppure successe ad amici, parenti, ecc.). Se abbiamo la “fortuna” che il problema si sia presentato in passato e lo abbiamo risolto il gioco è fatto… ma se così non è?
Qui allora può diventare importante aver “compreso” le emozioni…
Cosa significa in questo contesto?

Vediamo un esempio che riporta Marinoff
“Il grande violoncellista Paolo Casals un giorno si ruppe un braccio mentre sciava e per sei settimane dovette portare il gesso. Il suo problema era evidente: il braccio immobilizzato gli rendeva impossibile rispettare gli impegni e interrompeva la sua carriera. La sua reazione emozionale probabilmente fu un misto di frustrazione, ansia, disperazione, depressione e paura. La sua analisi gli prospettò le inevitabili complicazioni: cancellare o rimandare concerti, sottoporsi a cure mediche e riabilitative, parlare con il suo agente, rifare contratti, sottoporsi a controlli clinici una volta guarito, e altro ancora.
Paolo Casals tenne una conferenza stampa per rendere nota la situazione ai suoi fans. I cronisti convocati si aspettavano magari di trovarlo in preda allo sconforto, e invece lo videro pieno di gioia. Gli chiederò il perché di tanta felicità e la sua risposta suonò: «Perché adesso non ho bisogno di esercitarmi.»”

In questo caso, l’aver “riconosciuto” ed “elaborato” le emozioni, può portare ad avere il “giusto” distacco per vedere la situazione da un altro punto di vista. Ovvio che il problema di Casals non era quello di “dover” fare per forza i concerti per problemi economici…

È comunque importante, in questo punto, far correre l’immaginazione e non fermarsi al primo “ostacolo”. Molte volte, possiamo avere più risorse di quante ne immaginiamo.

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19 Comments

  1. Contemplazione.. bene.. distacco delle emozioni.. ok… ma non rischia di calcolare?? Di rendere sterile la valutazione?? Come ci si riesce senza risultare egoisti??

    • Buongiorno Daniela. Il “giusto” distacco, nel caso della tua domanda, può essere messo assieme a quel “sano” egoismo che può essere stato “incanalato” nelle fasi precedenti. Avendo “osservato” le mie emozioni, potrei arrivare a comprendere se sono mosso da egoismo oppure dal “sano” egoismo. In questo caso, la contemplazione diviene libera da tale preoccupazione e mi permette di vedere il tutto nella sua interezza. Bella domanda comunque! Effettivamente si può correre il rischio di cascarci…

    • Grazie, sono le tue riflessioni che generano le domande giuste!!

  2. Buongiorno Franco, a parte ultimo punto direi che il resto come con lo scambio di figurine celo.

  3. Bellissime le vostre osservazioni! Io penso che quando ci si ama veramente si riesca a fare il vero discernimento quindi capire la differenza tra sano egoismo ed egoismo….per poi avere veramente amore verso le altre persone!

  4. Woooowwww!!! In termini sportivi sarebbe una “pole position”…ma nel mio caso, conoscendomi, preferisco la “contemplazione”!!!

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