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“Il tuo corpo non conosce la differenza tra ciò che è reale e ciò che invece stai semplicemnete pensando o immaginando. Ogni pensiero ha una realtà biochimica nel corpo. Pensieri ed emozioni edificanti creano una combinazione di neuropeptidi ed rosoni completamanete diversa da quella associata a pensieri di panico, paura o rabbia. Quindi, dilettati con pensieri che creino la biochimica della salute e della gioia.” (Dr. Christiane Northrup)

Posted by on Gen 13, 2017 in Blog, Motivazionale, Riflessivo | 12 comments

Il tuo corpo non conosce la differenza tra ciò che è reale e ciò che invece stai semplicemente pensando o immaginando... Dr. Christiane Northrup

“Il tuo corpo non conosce la differenza tra ciò che è reale e ciò che invece stai semplicemnete pensando o immaginando. Ogni pensiero ha una realtà biochimica nel corpo. Pensieri ed emozioni edificanti creano una combinazione di neuropeptidi ed rosoni completamanete diversa da quella associata a pensieri di panico, paura o rabbia. Quindi, dilettati con pensieri che creino la biochimica della salute e della gioia.” (Dr. Christiane Northrup)

“… Dilettati con pensieri che creino la biochimica della salute e della gioia.”
Molto bella come frase!
È alla base di tantissimi concetti della psicosomatica.
Buoni pensieri!

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Seminario – Illuminare l’ombra per renderla meno buia ma soltanto più fresca

Posted by on Gen 12, 2017 in Articoli, Seminari | 2 comments

Illuminare l’ombra per renderla meno buia ma soltanto più fresca

Affinché si possa divenire più consapevoli, può essere interessante misurarsi con le nostre ombre, i nostri lati oscuri, in modo tale da non entrare in risonanza negativa con le persone con cui ci rapportiamo.
A tale scopo, può essere utile approfondire e misurarsi con le nostre caratteristiche latenti per accoglierle e trasformarle in forza.

Il percorso proposto parte dallo studio del significato di ombra della storia, per cercare di individuare in modo interdisciplinare le condizioni che possano permettere un tale evento, partendo dai concetti spirituali che l’uomo ha dell’ombra/demone, attraverso gli studi junghiani dell’ombra, sino ad arrivare al concetto di un luogo quantico ove menti diverse si possono incontrare come in una sorta di campo neutro.
A tale scopo verranno esaminati alcuni concetti nel campo della pittura, della semantica, dell’esoterismo, della religione, della psicologia (attraverso alcuni lavori e riflessioni di Carl Gustav Jung, Carol S. Pearson, Connie Zweig e Steve Wolf, Mario Trevi e Augusto Romano e Byron Kathie), del mito, del rapporto con la spiritualità e delle ultime frontiere della fisica quantistica, affinché gli indefiniti confini della proiezione dell’ombra possano esser letti tramite lenti diverse convergenti verso la stessa focale:
illuminare l’ombra per renderla meno buia ma soltanto più fresca.

Per il seminario sarà necessario portare una bandana (per rimanere concentrati durante alcune meditazioni), un test che verrà inviato in precedenza, aver fornito la data di nascita (per preparare un lavoro che verrà svolto durante il seminario) e materiale per prendere appunti.

Il seminario (per un massimo di 20 partecipanti) si svolgerà:

11 marzo 2018 presso “Accademia dell’anima” – Via Val d’Aosta 13, 53035 Monteriggioni SI
25 giugno 2017 presso Jungle House Via degli Imbriani, 55, 20158 Milano dalle 9,30 alle 18,30.
26 febbraio 2017 Business Center “Il Conte” Via San Benedetto 14, 16126 Genova dalle 9,30 alle 18,30.
12 febbraio 2016 presso l’hotel Michelangelo a Terranuova Bracciolini (AR) dalle 9,30 alle 18,30.

Il costo è di 80€
Per chi si prenota e paga in anticipo, la quota è di 70€

Per ulteriori informazioni contattare:

Franco Bazzini
+39 391 3778228
franco@iltuocounselor.it

“Ci turbano le opinioni che abbiamo sulle cose, non le cose in sé.” (Epitteto)

Posted by on Gen 12, 2017 in Blog, Riflessivo | 41 comments

Ci turbano le opinioni che abbiamo sulle cose, non le cose in sé. (Epitteto)

“Ci turbano le opinioni che abbiamo sulle cose, non le cose in sé”
(Da una riflessione di Epitteto)

Huao!
Un buon sistema potrebbe essere quello di domandarsi se ciò che pensiamo è una opinione, una credenza, una convinzione o una verità…
Molto spesso ci potremmo accorgere che non è una verità…
Buona giornata!

Di seguito il testo del punto (tratto dal ”Manuale di Epitteto” – “Encheiridion” nella versione curata da Claudio Buffa in Riflessioni.it)

“Gli uomini sono agitati e turbati non dalle cose, ma dalle opinioni che hanno delle cose. Per esempio, la morte non é per nulla amara; altrimenti lo sarebbe stata anche per Socrate; ma l’opinione che si ha della morte, quello é l’amaro. Pertanto, quando siamo agitati, afflitti, nervosi, non dobbiamo incolparne gli altri, ma solo noi stessi, cioè‚ le nostre opinioni. Non filosofo é chi addossa sugli altri le colpe dei propri travagli, mezzo filosofo l’addossarla solo a se stesso, da filosofo il non darla né a se stesso né agli altri.”

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“Analizza la qualità di ciò che vuoi fare.” (Epitteto)

Posted by on Gen 10, 2017 in Blog, Riflessivo | 12 comments

Analizza la qualità di ciò che vuoi fare (Epitteto)

“Analizza la qualità di ciò che vuoi fare”
(Da una riflessione di Epitteto)

Sempre in ambito di consigli sul “vivere bene”, questa frase è molto interessante…
Analizzare la “qualità” di ciò che voglio fare…
In qualche modo, mi mette nella condizione di rimanere con i piedi per terra e prepararmi a ciò che potrebbe avvenire rimanendo comunque con una disposizione positiva.
Ad esempio.
Sto per fare un viaggio di lavoro in cui è importante che arrivi puntuale.
Non posso non considerare che in autostrada possono esserci degli imprevisti…
Quindi, o parto molto prima, o accetto già dentro di me il fatto che potrei non arrivare in orario (mi predispongo quindi a mantenere un animo sereno in presenza di imprevisti).
Questa è la “qualità” che fa la differenza!
Per chi vuole approfondire, ecco il testo del punto.
Buona lettura e buona giornata!

Qualora tu voglia una qualsiasi cosa, analizza la qualità di ciò che vuoi fare. Se tu vai, per esempio, al bagno pubblico a lavarti, vai preparato alle cose che possono succedere: la gente che ti spruzza, che ti urta, che ti insulta, che ti ruba. E per fare quella cosa nel migliore dei modi, dirai a te stesso: “Io ora voglio lavarmi, ed oltre a ciò mantenere una disposizione d’animo serena”. E cosi per tutte le altre cose. Ora, se per caso, ti capitasse qualche difficoltà, sarai preparato psicologicamente a risolverlo dicendo: – Io non volevo solo fare il bagno, ma anche mantenere una disposizione d’animo aperta. Mentre se io mi cruccerò, non rinforzerò le mie qualità interiori.
(Tratto dal ”Manuale di Epitteto” – “Encheiridion” nella versione curata da Claudio Buffa in Riflessioni.it)

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Metta – La pratica quotidiana proposta da Miten

Posted by on Gen 9, 2017 in Articoli, Blog, Riflessivo | 49 comments

Una bellissima e profonda meditazione di Miten Veniero Galvagni.

Attendere 5 secondi, dopo aver premuto sulla freccia bianca nel cerchio rosso, prima che parta l’audio.

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Che io possa essere libera/o da inimicizia.
Che io possa essere libera/o dall’ansia, dalla paura,
dal rancore, dall’odio,
dalla tristezza, dalla sfiducia, dall’invidia, dalla gelosia,
dalle bramosie, dagli attaccamenti, dalla vanità,
dal bisogno di piacere agli altri, dal bisogno di sentirmi, e di apparire,
particolarmente speciale.
Ma, soprattutto, che io sia libera/o dal giudizio, dalla condanna
nei confronti di me stessa/o.
Che io sia libera/o dal senso di colpa
per potermi finalmente assumere
la sola responsabilità che mi compete:
l’essere veramente, totalmente, serenamente me stessa/o
senza alcuna condizione limitante. Solo così potrò essere veramente, totalmente, serenamente
amica/o, benevolente,
gentile con tutti gli altri esseri umani e non umani.
Sono unica/o e irripetibile così come sono
nel profondo del mio cuore
dove dimora la luce infinita dell’amore senza condizioni.
Sono unica/o e irripetibile così come sono
anche nel mio corpo, nelle mie emozioni,
nei miei pensieri, nei miei comportamenti,
nel mio modo di rapportarmi agli altri,
nel mio modo di vivere la vita,
nel mio modo di vivere la morte. Certo, cambiare per me è sempre possibile
se sento che per me è benefico cambiare
qualcosa che può essere cambiato. Tutto ciò che si è formato
può essere trasformato.
Ciò che resta immutabile è solo
la mia natura di luce.
Che io possa desiderare di cambiare in una benefica direzione
ciò che può essere cambiato, poiché, così com’è,
è fonte di sofferenza per me e per altri.
Che io abbia la forza
di chiedere aiuto a qualcuno
se da sola/o avverto di non farcela. Ma prima di desiderare un cambiamento,
prima di decidere di cambiare qualcosa di me che avverto come nocivo,
che io possa accettare
di essere come sono.
Se oggi sono così,
non potevo creare le premesse
per essere diversa/o
da come, di fatto, oggi sono.
Sono ciò che sono.
Possa io non vergognarmene
o vantarmene, mai.
Come posso condannarmi
per ciò che ho fatto?
Ho fatto ciò che potevo fare,
dato il mio livello di consapevolezza, e date le circostanze, a volte misteriose,
che ricamano i contorni della mia esistenza.
Ciò che ho fatto,
e che oggi mi sembra un errore,
una colpa, un fallimento, uno sgarro tirato a me stessa/o o ad altri,
forse è stato ciò che era bene che io facessi
per l’evoluzione psicologica e spirituale
sia mia che di altri.
Che io sia libera/o da inimicizia nei confronti di me stessa/o. Che io sia amica/o, benevola/o, gentile con me stessa/o.
Solo così potrò essere libera/o da inimicizia
nei confronti degli altri e del mondo intero.
Solo così potrò sentire benevolenza nei confronti di chiunque,
persino di chi ho già ferito in vario modo,
o di cui ho parlato, forse anche con estranei,
nell’ostilità, nel lamento o nella recriminazione.
Ho spesso pensato a loro
con odio, rancore, invidia, gelosia, fastidio,
e li ho demonizzati o calunniati, oppure ho fatto di tutto per dimenticarli,
per rafforzarmi nell’idea
che, in fondo, avevo ragione io, che la ferita da me inferta
era un mio diritto,
per non sentirmi più in colpa,
o per cancellare, senza riuscirci del tutto,
qualcosa che di fatto è rimasto in sospeso
e che può trovare una sua serena stabilità
solo nella benevolenza.
Possa io provare benevolenza
nei confronti di chi mi ha ferita/o in vario modo.
Chi mi ha ferita/o l’ha fatto perché, in quel momento,
non poteva fare diversamente
o perché, semplicemente, io stessa/o avevo bisogno di quella ferita.
Non si tratta di perdonare,
ma di essere consapevoli.
Chi sono io
per arrogarmi il diritto del perdono, quando nemmeno so
chi esattamente, o cosa,
ci sarebbe poi da perdonare,
se non proiezioni della mia mente? La mia mente, magari,
scorge un crimine, un’ingiustizia, proprio dove, proprio quando, guardando con occhi più attenti e saggi,
appare una benedizione, per me e per altri,
travestita da disgrazia,
nascosta dietro un dolore, un’apparentemente inutile sofferenza.
Semplicemente, spesso,
si tratta solo di una prova,
di una prova difficile da superare, per me e per altri.
Una prova che può essere superata e che, una volta superata,
mi ripagherà, ci ripagherà,
con la serenità di una più matura comprensione.
Che io possa essere libera/o dalla superbia
che mi sollecita a cogliere solo il dolore
per la ferita che mi è stata inferta. Che io possa essere libera/o dall’ostilità
nei confronti di me stessa/o
che mi sollecita a cogliere solo il dolore
per la ferita che ho inferto.
Che io divenga consapevole
che ogni tipo di ferita
non viene inferta per caso,
al di fuori di un benevolo disegno. Una ferita, inferta o ricevuta,
può incoraggiarci tutti
a non ferire più nessuno.
Che io possa dimorare nella benevolenza,
nell’amicizia, nella gentile attenzione
nei confronti di me stessa/o
e di qualunque altro essere
o manifestazione
in questo mondo e nei mondi vicini.
Che io possa essere in pace, libera/o da inimicizia.

E ora pensate a una persona a cui volete particolarmente bene e che sapete essere in un momento di difficoltà, attraversata e afflitta da emozioni dolorose. Oppure pensate a una persona con la quale avete problemi di relazione. Visualizzatela di fronte a voi e dite così:

Che tu possa essere libera/o da inimicizia.
Che tu possa essere libera/o dall’ansia, dalla paura,
dal rancore, dall’odio,
dalla tristezza, dalla sfiducia, dall’invidia, dalla gelosia,
dalle bramosie, dagli attaccamenti, dalla vanità,
dal bisogno di piacere agli altri,
dal bisogno di sentirti, e di apparire, particolarmente speciale.
Ma, soprattutto, che tu sia libera/o dal giudizio, dalla condanna
nei confronti di te stessa/o.
Che tu sia libera/o dal senso di colpa
per poterti finalmente assumere
la sola responsabilità che ti compete:
l’essere veramente, totalmente, serenamente te stessa/o
senza alcuna condizione limitante. Solo così potrai essere veramente, totalmente, serenamente
amica/o, benevolente,
gentile con tutti gli altri esseri umani e non umani.
Sei unica/o e irripetibile così come sei
nel profondo del tuo cuore
dove dimora la luce infinita dell’amore senza condizioni.
Sei unica/o e irripetibile così come sei
anche nel tuo corpo, nelle tue emozioni,
nei tuoi pensieri, nei tuoi comportamenti,
nel tuo modo di rapportarti agli altri,
nel tuo modo di vivere la vita, nel tuo modo di vivere la morte. Certo, cambiare per te è sempre possibile
se senti che per te è benefico cambiare
qualcosa che può essere cambiato. Tutto ciò che si è formato
può essere trasformato.
Ciò che resta immutabile è solo
la tua natura di luce.
Che tu possa desiderare di cambiare in una benefica direzione
ciò che può essere cambiato, poiché, così com’è,
è fonte di sofferenza per te e per altri.
Che tu abbia la forza
di chiedere aiuto a qualcuno
se da sola/o avverti di non farcela. Ma prima di desiderare un cambiamento,
prima di decidere di cambiare qualcosa di te che avverti come nocivo,
che tu possa accettare
di essere come sei.
Se oggi sei così,
non potevi creare le premesse
per essere diversa/o
da come, di fatto, oggi sei.
Sei ciò che sei.
Possa tu non vergognartene
o vantartene, mai.
Come puoi condannarti
per ciò che hai fatto?
Hai fatto ciò che potevi fare,
dato il tuo livello di consapevolezza, e date le circostanze, a volte misteriose,
che ricamano i contorni della tua esistenza.
Ciò che hai fatto,
e che oggi ti sembra un errore,
una colpa, un fallimento, uno sgarro tirato a te stessa/o o ad altri,
forse è stato ciò che era bene che tu facessi
per l’evoluzione psicologica e spirituale
sia tua che di altri.
Che tu sia libera, /o da inimicizia nei confronti di te stessa/o.
Che tu sia amica/o, benevola/o, gentile con te stessa/o.
Solo così potrai essere libera, /o da inimicizia
nei confronti degli altri e del mondo intero.
Solo così potrai sentire benevolenza nei confronti di chiunque,
persino di chi hai già ferito in vario modo,
o di cui hai parlato, forse anche con estranei,
nell’ostilità, nel lamento o nella recriminazione.
Hai spesso pensato a loro
con odio, rancore, invidia, gelosia, fastidio,
e li hai demonizzati, o calunniati, oppure hai fatto di tutto per dimenticarli,
per rafforzarti nell’idea
che, in fondo, avevi ragione tu,
che la ferita da te inferta
era un tuo diritto,
per non sentirti più in colpa,
o per cancellare, senza riuscirci del tutto,
qualcosa che di fatto è rimasto in sospeso
e che può trovare una sua serena stabilità
solo nella benevolenza.
Possa tu provare benevolenza
nei confronti di chi ti ha ferita/o
in vario modo.
Chi ti ha ferita/o l’ha fatto perché, in quel momento,
non poteva fare diversamente
o perché, semplicemente, tu stessa/o avevi bisogno di quella ferita.
Non si tratta di perdonare,
ma di essere consapevoli.
Chi sei tu
per arrogarti il diritto del perdono, quando nemmeno sai
chi esattamente, o cosa,
ci sarebbe poi da perdonare,
se non proiezioni della tua mente? La tua mente, magari,
scorge un crimine, un’ingiustizia, proprio dove, proprio quando, guardando con occhi più attenti e saggi,
appare una benedizione, per te e per altri,
travestita da disgrazia,
nascosta dietro un dolore, un’apparentemente inutile sofferenza.
Semplicemente, spesso,
si tratta solo di una prova,
di una prova difficile da superare, per te e per altri.
Una prova che può essere superata e che, una volta superata,
ti ripagherà, ci ripagherà,
con la serenità
di una più matura comprensione. Che tu possa essere libera/o dalla superbia
che ti sollecita a cogliere solo il dolore
per la ferita che ti è stata inferta. Che tu possa essere libera/o dall’ostilità
nei confronti di te stessa/o
che ti sollecita a cogliere solo il dolore
per la ferita che hai inferto.
Che tu divenga consapevole
che ogni tipo di ferita
non viene inferta per caso,
al di fuori di un benevolo disegno. Una ferita, inferta o ricevuta,
può incoraggiarci tutti
a non ferire più nessuno.
Che tu possa dimorare nella benevolenza,
nell’amicizia, nella gentile attenzione
nei confronti di te stessa/o
e di qualunque altro essere
o manifestazione
in questo mondo e nei mondi vicini. Che tu possa essere in pace, libera/o da inimicizia.

Reggio Emilia, 20 novembre 2003

Voi siete qui

Posted by on Gen 8, 2017 in Blog, Riflessivo | 36 comments

Voi siete qui

Ecco… quando vedo questo tipo di immagini, dopo l’iniziale “Huao”… mi viene di chiudere gli occhi ed immaginare di guardarmi da sopra… poi ancora più in alto… e via via… sino a che tutto assume un “distacco terapeutico”.
Oggi lo voglio rifare…
E dopo mi rifaccio una risata rileggendo la frase di Woody Allen:

Se l’universo si espande, perché non riesco mai a trovare un parcheggio?

PS. Grazie Maria!

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Sono Trascorsi 3 mesi dal mio ritorno dal cammino di Santiago (di Daniela Ceppatelli)

Posted by on Gen 6, 2017 in Blog, Motivazionale, Riflessivo | 27 comments

Daniela Ceppatelli

Ricevo e pubblico volentieri da Daniela Ceppatelli

Sono Trascorsi 3 mesi dal mio ritorno dal cammino di Santiago. E mi voglio fare un regalo. Il cammino è anche questo.. ho vinto la timidezza di esternare le mie emozioni e voglio condividerle con voi. Domani è il gran giorno. Ho deciso a giugno di venire .. volevo dare una svolta alla mia vita… E sapevo che fare questo mi avrebbe dato forza.. Mi sentivo allenata.. ma ho intensificato per essere sicura di essere in grado.. La mente non so.. mi sentivo carica, piena di entusiasmo.. pensavo bastasse.. però l’incertezza di non saper cogliere l’essenza del cammino l’avevo. E questo in parte mi faceva paura…. senza sapere le lingue.. io che non ero mai stata da sola, affrontare tutto questo. ma io sono fatta così, mi piacciono le sfide, voglio superare i miei limiti.. forse per dimostrare agli altri, ma soprattutto a me stessa quanto valgo. Poi ho conosciuto Franco, mi ha offerto il suo aiuto… lui che aveva fatto il cammino, lui che per professione aiuta gli altri a capire se stessi.. E lo ha fatto. Si è messo di fronte a me ed io mi sono vista.. come davanti ad uno specchio. Ho visto una bambina soffocata dal troppo amore.. che per ribellione si è fatta diversa e che quell’essere diversa la spaventava. Intrappolata nella mente in quel ruolo si sentiva sempre inadeguata mai all’altezza della situazione. In quello specchio ho visto le ombre delle mie paure. E quando le ho viste si sono fatte più tenui. Ho capito che ci sono ma che possono stare lì come addormentate. E se dormono non possono farmi male. Ho capito che solo io e nessun altro poteva avere colpa di come mi sentivo.. quindi a maggior ragione il cammino! Sono partita. Ed anche se non lo ammetto sono terrorizzata! Ma il cammino sa quello di cui ho bisogno, e fa in modo che tutto combaci.. italiane all’accoglienza, francesi per poter sciogliere la paura delle lingue.. una ragazza paziente che mi aiuta a muovere i primi passi. Da li comincia il mio cammino, e passo dopo passo mette in luce un ombra alla volta. Il SENSO DI COLPA. Quello che forse è il più grande ostacolo.. lascio Monica indietro.. si ferma a fare more, io continuo, si fa così, lei per prima me lo dice. Mi volto ed è sempre più lontana.. oddio che faccio? Non l’ho salutata, ringraziata.. ma non posso tornare indietro.. per un po’ sto male. Ma non è colpa mia!! Ognuno il suo passo.. e ti vedi nella tua vita.. quante volte ho provato questo.. e realmente non è stata colpa mia!! BASTA!!!! Lasciamolo là. Mi dicevano ogni giorno lascerai qualcosa ed il tuo zaino sara’ più leggero! Cazzo funziona! E così via.. ogni cosa che succede nel cammino è una metafora nella vita.. Ed allora capisco di dover aver FIDUCIA IN ME senza dubitare.. si perde solo tempo. Che non si può guardare indietro e nemmeno troppo avanti.. importante il QUI E ORA!! Rimango sbalordita!! Lo so che sono cose che si pensano anche a casa.. ma qui lo sperimenti sulla strada ti rimane inciso sulla pelle come dice Franco. Poi l’incontro che cambierà il senso del cammino.. Maria! 22 anni. Camminiamo insieme, stesso passo, parliamo, io un po’ avanti poi lei.. ma mi aspetta.. ed arriviamo insieme. Ci fermiamo beviamo, siamo subito in sintonia.. dopo un po’ ho uno slancio verso di lei.. gli devo dare un bacio.. la chiamo.. smack! Non so perché… sono felice allungo il passo.. allegra.. quando ci ritroviamo insieme mi dice.. “oggi sarebbe stato il compleanno di mamma!! Mi hai fatto piangere!!” Non ci lasciamo mai.. tanti silenzi, tratti in solitudine, lontane ma insieme.. E lei diventa il mio specchio, e scoprirò poi, io il suo. Io mamma, io figlia, amica.. quante cose vedo attraverso di lei!!! Piccole cose, parole, gesti.. ed impari attraverso lei cosa lasciare su quelle strade.. ti arricchisce.. mi dice stai avanti che mi dai il passo.. ed è bello sentirsi dire così!! Per una mamma è un complimento! Ma vedere lei che mi aspetta con il sorriso e mi fa una linguaccia e mi butta un bacio mi fa vedere una figlia che si prende cura di una mamma.. DEVO ESSERE PIU AMOREVOLE!! Lei è disinvolta.. fa amicizia presto parla inglese.. ed io imparo mi sciolgo tento di ripetere ….. Imparo da lei ad essere disinvolta, o almeno ci provo, a fare amicizia senza timore. Mi prende in giro per come tento di imitare le sue parole in inglese.. mi dispiace.. ma smetto di prendermela… I giorni scorrono, le tappe si sussuegono la fatica c’è ma la smaltisco presto. E poi i legami si rafforzano.. e non è più importante dove vado. ma con chi ci vado le persone sono più importati delle mete da raggiungere. E voglio stare al loro fianco. Su per quelle salite, discese, divento leggera.. lascio tante cose, quello che non mi piace, quello che ormai non fa più parte di me. E il cammino ci mette la sua magia. E ogni giorno mi mette di fronte una riflessione.. attraverso una musica, un segno, una persona, anche fb.. e il cerchio si chiude.. o almeno sembra.. Dopo 12 giorni.. arrivo, Santiago è alle porte. L’ultima tappa di 19 km la volo. Mi sembra quasi di correre. E quando tutto sembra concluso tutto chiarito, imparato… mi rendo conto che manca quel tassello.. quello per cui ero venuta. Maria vola da sola.. ed io a fianco di un amico conosciuto. Bello, alto, affascinante. Mi trovo a camminare di fianco ad un uomo, ed è piacevole.. mi dico ma è quello che voglio?? No !! Sono venuta per essere libera cazz.. che errore stavo facendo!!! Non ho bisogno di un uomo.. non per raggiungere i miei obbiettivi.. per quello basto io!!! Dico a lui che vado sola in piazza.. ma che lo aspetto là.. Ecco sì!! Ora ho raggiunto lo scopo.. il mio obbiettivo!! Sentirmi libera!! E corro.. corro da Maria.. e poi corro incontro a lui.. Ho camminato da sola. ho raggiunto la meta perché ho avuto tenacia e determinazione. Non mi sono scoraggiata di fronte la fatica i dolori.. e sono andata avanti credendo nelle mie possibilità. Ho avuto a fianco amici con i quali ho condiviso tutto questo.. che mi sono stati da specchio.. con i quali mi sono lanciata in terreni nuovi ed emozioni nuove. Ed alla fine la vera Daniela è venuta alla luce.. quelle ombre che la oscuravano sono state relegate in un angolo. 28/9/2016 Il cammino mi manca.. era bello alzarsi la mattina presto partire con il buio e raggiungere una meta… senza preoccuparsi della quotidianità della vita. Ma è anche bello affrontare tutto con una nuova consapevolezza.. quello che ho raggiunto in quel cammino lo traduco sulla strada della mia vita. E mi rendo conto che ci riesco.. magari ho ancora tentennamenti.. aggiusto il tiro.. e pensare di nuovo a quelle sensazioni ed emozioni vissute mi aiuta e piano piano il vecchio puzzle si completa. Ma se ne può iniziare uno nuovo.. adesso so come affrontarlo. La nuova Daniela mi piace.. si piace.. ed è un bel traguardo..

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Metta – Miten Veniero Galvagni

Posted by on Gen 6, 2017 in Blog, Riflessivo | 0 comments

Metta - Miten Veniero Galvagni

Una bellissima e profonda meditazione di Miten Veniero Galvagni con un augurio di serenità.

 

Meditazione Metta

La pratica quotidiana proposta da Miten

L’audio è al seguente link:

Meditazione Metta

Che io possa essere libera/o da inimicizia.
Che io possa essere libera/o dall’ansia, dalla paura,
dal rancore, dall’odio,
dalla tristezza, dalla sfiducia, dall’invidia, dalla gelosia,
dalle bramosie, dagli attaccamenti, dalla vanità,
dal bisogno di piacere agli altri, dal bisogno di sentirmi, e di apparire,
particolarmente speciale.
Ma, soprattutto, che io sia libera/o dal giudizio, dalla condanna
nei confronti di me stessa/o.
Che io sia libera/o dal senso di colpa
per potermi finalmente assumere
la sola responsabilità che mi compete:
l’essere veramente, totalmente, serenamente me stessa/o
senza alcuna condizione limitante. Solo così potrò essere veramente, totalmente, serenamente
amica/o, benevolente,
gentile con tutti gli altri esseri umani e non umani.
Sono unica/o e irripetibile così come sono
nel profondo del mio cuore
dove dimora la luce infinita dell’amore senza condizioni.
Sono unica/o e irripetibile così come sono
anche nel mio corpo, nelle mie emozioni,
nei miei pensieri, nei miei comportamenti,
nel mio modo di rapportarmi agli altri,
nel mio modo di vivere la vita,
nel mio modo di vivere la morte. Certo, cambiare per me è sempre possibile
se sento che per me è benefico cambiare
qualcosa che può essere cambiato. Tutto ciò che si è formato
può essere trasformato.
Ciò che resta immutabile è solo
la mia natura di luce.
Che io possa desiderare di cambiare in una benefica direzione
ciò che può essere cambiato, poiché, così com’è,
è fonte di sofferenza per me e per altri.
Che io abbia la forza
di chiedere aiuto a qualcuno
se da sola/o avverto di non farcela. Ma prima di desiderare un cambiamento,
prima di decidere di cambiare qualcosa di me che avverto come nocivo,
che io possa accettare
di essere come sono.
Se oggi sono così,
non potevo creare le premesse
per essere diversa/o
da come, di fatto, oggi sono.
Sono ciò che sono.
Possa io non vergognarmene
o vantarmene, mai.
Come posso condannarmi
per ciò che ho fatto?
Ho fatto ciò che potevo fare,
dato il mio livello di consapevolezza, e date le circostanze, a volte misteriose,
che ricamano i contorni della mia esistenza.
Ciò che ho fatto,
e che oggi mi sembra un errore,
una colpa, un fallimento, uno sgarro tirato a me stessa/o o ad altri,
forse è stato ciò che era bene che io facessi
per l’evoluzione psicologica e spirituale
sia mia che di altri.
Che io sia libera/o da inimicizia nei confronti di me stessa/o. Che io sia amica/o, benevola/o, gentile con me stessa/o.
Solo così potrò essere libera/o da inimicizia
nei confronti degli altri e del mondo intero.
Solo così potrò sentire benevolenza nei confronti di chiunque,
persino di chi ho già ferito in vario modo,
o di cui ho parlato, forse anche con estranei,
nell’ostilità, nel lamento o nella recriminazione.
Ho spesso pensato a loro
con odio, rancore, invidia, gelosia, fastidio,
e li ho demonizzati o calunniati, oppure ho fatto di tutto per dimenticarli,
per rafforzarmi nell’idea
che, in fondo, avevo ragione io, che la ferita da me inferta
era un mio diritto,
per non sentirmi più in colpa,
o per cancellare, senza riuscirci del tutto,
qualcosa che di fatto è rimasto in sospeso
e che può trovare una sua serena stabilità
solo nella benevolenza.
Possa io provare benevolenza
nei confronti di chi mi ha ferita/o in vario modo.
Chi mi ha ferita/o l’ha fatto perché, in quel momento,
non poteva fare diversamente
o perché, semplicemente, io stessa/o avevo bisogno di quella ferita.
Non si tratta di perdonare,
ma di essere consapevoli.
Chi sono io
per arrogarmi il diritto del perdono, quando nemmeno so
chi esattamente, o cosa,
ci sarebbe poi da perdonare,
se non proiezioni della mia mente? La mia mente, magari,
scorge un crimine, un’ingiustizia, proprio dove, proprio quando, guardando con occhi più attenti e saggi,
appare una benedizione, per me e per altri,
travestita da disgrazia,
nascosta dietro un dolore, un’apparentemente inutile sofferenza.
Semplicemente, spesso,
si tratta solo di una prova,
di una prova difficile da superare, per me e per altri.
Una prova che può essere superata e che, una volta superata,
mi ripagherà, ci ripagherà,
con la serenità di una più matura comprensione.
Che io possa essere libera/o dalla superbia
che mi sollecita a cogliere solo il dolore
per la ferita che mi è stata inferta. Che io possa essere libera/o dall’ostilità
nei confronti di me stessa/o
che mi sollecita a cogliere solo il dolore
per la ferita che ho inferto.
Che io divenga consapevole
che ogni tipo di ferita
non viene inferta per caso,
al di fuori di un benevolo disegno. Una ferita, inferta o ricevuta,
può incoraggiarci tutti
a non ferire più nessuno.
Che io possa dimorare nella benevolenza,
nell’amicizia, nella gentile attenzione
nei confronti di me stessa/o
e di qualunque altro essere
o manifestazione
in questo mondo e nei mondi vicini.
Che io possa essere in pace, libera/o da inimicizia.
E ora pensate a una persona a cui volete particolarmente bene e che sapete essere in un momento di difficoltà, attraversata e afflitta da emozioni dolorose. Oppure pensate a una persona con la quale avete problemi di relazione. Visualizzatela di fronte a voi e dite così:
Che tu possa essere libera/o da inimicizia.
Che tu possa essere libera/o dall’ansia, dalla paura,
dal rancore, dall’odio,
dalla tristezza, dalla sfiducia, dall’invidia, dalla gelosia,
dalle bramosie, dagli attaccamenti, dalla vanità,
dal bisogno di piacere agli altri,
dal bisogno di sentirti, e di apparire, particolarmente speciale.
Ma, soprattutto, che tu sia libera/o dal giudizio, dalla condanna
nei confronti di te stessa/o.
Che tu sia libera/o dal senso di colpa
per poterti finalmente assumere
la sola responsabilità che ti compete:
l’essere veramente, totalmente, serenamente te stessa/o
senza alcuna condizione limitante. Solo così potrai essere veramente, totalmente, serenamente
amica/o, benevolente,
gentile con tutti gli altri esseri umani e non umani.
Sei unica/o e irripetibile così come sei
nel profondo del tuo cuore
dove dimora la luce infinita dell’amore senza condizioni.
Sei unica/o e irripetibile così come sei
anche nel tuo corpo, nelle tue emozioni,
nei tuoi pensieri, nei tuoi comportamenti,
nel tuo modo di rapportarti agli altri,
nel tuo modo di vivere la vita, nel tuo modo di vivere la morte. Certo, cambiare per te è sempre possibile
se senti che per te è benefico cambiare
qualcosa che può essere cambiato. Tutto ciò che si è formato
può essere trasformato.
Ciò che resta immutabile è solo
la tua natura di luce.
Che tu possa desiderare di cambiare in una benefica direzione
ciò che può essere cambiato, poiché, così com’è,
è fonte di sofferenza per te e per altri.
Che tu abbia la forza
di chiedere aiuto a qualcuno
se da sola/o avverti di non farcela. Ma prima di desiderare un cambiamento,
prima di decidere di cambiare qualcosa di te che avverti come nocivo,
che tu possa accettare
di essere come sei.
Se oggi sei così,
non potevi creare le premesse
per essere diversa/o
da come, di fatto, oggi sei.
Sei ciò che sei.
Possa tu non vergognartene
o vantartene, mai.
Come puoi condannarti
per ciò che hai fatto?
Hai fatto ciò che potevi fare,
dato il tuo livello di consapevolezza, e date le circostanze, a volte misteriose,
che ricamano i contorni della tua esistenza.
Ciò che hai fatto,
e che oggi ti sembra un errore,
una colpa, un fallimento, uno sgarro tirato a te stessa/o o ad altri,
forse è stato ciò che era bene che tu facessi
per l’evoluzione psicologica e spirituale
sia tua che di altri.
Che tu sia libera,/o da inimicizia nei confronti di te stessa/o.
Che tu sia amica/o, benevola/o, gentile con te stessa/o.
Solo così potrai essere libera,/o da inimicizia
nei confronti degli altri e del mondo intero.
Solo così potrai sentire benevolenza nei confronti di chiunque,
persino di chi hai già ferito in vario modo,
o di cui hai parlato, forse anche con estranei,
nell’ostilità, nel lamento o nella recriminazione.
Hai spesso pensato a loro
con odio, rancore, invidia, gelosia, fastidio,
e li hai demonizzati, o calunniati, oppure hai fatto di tutto per dimenticarli,
per rafforzarti nell’idea
che, in fondo, avevi ragione tu,
che la ferita da te inferta
era un tuo diritto,
per non sentirti più in colpa,
o per cancellare, senza riuscirci del tutto,
qualcosa che di fatto è rimasto in sospeso
e che può trovare una sua serena stabilità
solo nella benevolenza.
Possa tu provare benevolenza
nei confronti di chi ti ha ferita/o
in vario modo.
Chi ti ha ferita/o l’ha fatto perché, in quel momento,
non poteva fare diversamente
o perché, semplicemente, tu stessa/o avevi bisogno di quella ferita.
Non si tratta di perdonare,
ma di essere consapevoli.
Chi sei tu
per arrogarti il diritto del perdono, quando nemmeno sai
chi esattamente, o cosa,
ci sarebbe poi da perdonare,
se non proiezioni della tua mente? La tua mente, magari,
scorge un crimine, un’ingiustizia, proprio dove, proprio quando, guardando con occhi più attenti e saggi,
appare una benedizione, per te e per altri,
travestita da disgrazia,
nascosta dietro un dolore, un’apparentemente inutile sofferenza.
Semplicemente, spesso,
si tratta solo di una prova,
di una prova difficile da superare, per te e per altri.
Una prova che può essere superata e che, una volta superata,
ti ripagherà, ci ripagherà,
con la serenità
di una più matura comprensione. Che tu possa essere libera/o dalla superbia
che ti sollecita a cogliere solo il dolore
per la ferita che ti è stata inferta. Che tu possa essere libera/o dall’ostilità
nei confronti di te stessa/o
che ti sollecita a cogliere solo il dolore
per la ferita che hai inferto.
Che tu divenga consapevole
che ogni tipo di ferita
non viene inferta per caso,
al di fuori di un benevolo disegno. Una ferita, inferta o ricevuta,
può incoraggiarci tutti
a non ferire più nessuno.
Che tu possa dimorare nella benevolenza,
nell’amicizia, nella gentile attenzione
nei confronti di te stessa/o
e di qualunque altro essere
o manifestazione
in questo mondo e nei mondi vicini. Che tu possa essere in pace, libera/o da inimicizia.

Reggio Emilia, 20 novembre 2003

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“Dai il giusto valore alle cose che hai.” (Epitteto)

Posted by on Gen 5, 2017 in Blog, Riflessivo | 84 comments

Dai il giusto valore alle cose che hai

“Dai il giusto valore alle cose che hai”
(da una riflessione di Epitteto)

Quante volte me lo sono sentito dire!
E quante volte non l’ho messo in pratica?…
Svariate…
Epitteto si spinge anche oltre, mettendo in relazione il sentimento di “attaccamento” alla “cosa” alla disperazione nel non averla più.
La sua proposta per stare bene non è molto semplice (soprattutto se associo il sentimento che provo per una persona)…
Ama, affezionati, sapendo però che un domani potrebbero non esserci più…
Porc!…
Mica facile… riuscire da una parte a farsi coinvolgere in un sentimento e parallelamente avere il giusto distacco considerando la caducità della vita!
Anche se potrebbe aiutare non poco…
E come rispondeva Massimo Troisi in Non ci resta che piangere…
“Ricordati che devi morire” – “mo’ me lo segno”
Per chi vuole approfondire, ecco il testo del punto.
Buona lettura e buona giornata!

“Ricordati di dare il giusto valore alle cose che ti servono o che ami, o che ti dilettano, incominciando dalle più piccole. Se ami un oggetto dire a te stesso: non é che un oggetto; per cui se esso si rompe, non ne avrai l’animo alterato. Nella stessa maniera, se bacerai un tuo amico o fratello o figliolo o moglie, pensa che essi sono mortali; in modo che, se essi muoiono, tu non ne resti turbato.”
(Tratto dal ”Manuale di Epitteto” – “Encheiridion” nella versione curata da Claudio Buffa in Riflessioni.it)

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“Non desiderare o temere le cose che dipendono da te.” (Epitteto)

Posted by on Gen 4, 2017 in Blog, Riflessivo | 62 comments

"Non desiderare o temere le cose che dipendono da te." (Epitteto)

“Non desiderare o temere le cose che dipendono da te” (Epitteto)

Tratto sempre dal ”Manuale di Epitteto” – “Encheiridion” (nella versione curata da Claudio Buffa in Riflessioni.it), su questo punto mi ci sono trovato in difficoltà… Perché mai non dovrei desiderare le cose che dipendono da me?

“Perché se bramerai qualcosa che é al di fuori del nostro potere, non potrai essere fortunato, e delle cose che si possono desiderare, non ce ne sono veramente di cose degne da ottenere.”

Eccolo la! “Al di fuori del nostro potere”…
È vero che esistono centinaia di testi in cui ci spingono a trovare il “potere in noi”, a “realizzare i nostri sogni”…

Ma nessun testo ci potrà mai far diventare dei recordman sui 100 metri se… non ne abbiamo le caratteristiche.

Quindi, se “non è in nostro potere”…
Buona giornata!

“Ricordati che lo scopo del desiderio é di appagare ciò che si desidera, e l’intento dell’avversione é quello di rifiutare ciò che si detesta. Per cui si pensa che quello che non ottiene ciò che desidera, sia senza fortuna; e quello a cui capiti ciò che detesta, abbia cattiva fortuna. Ora se l’animo tuo eviterà, tra le cose che sono in nostro potere, quelle che possono dichiararsi contro natura, non ti capiterà mai di dolertene. Ma se si sarà volti a schivare i morbi, la povertà, la morte, si avrà cattiva fortuna. Astieniti dunque dall’avversione per quelle cose che non riguardano la tua sfera personale, ed usala rispetto alle cose che é nel numero di quelle che sono in tuo potere, sono contro natura. Dal desiderio, per ora, ti asterrai completamente. Perché se bramerai qualcosa che é al di fuori del nostro potere, non potrai essere fortunato, e delle cose che si possono desiderare, non ce ne sono veramente di cose degne da ottenere. Pertanto non consentirai a te stesso se non i primi movimenti e le prime inclinazioni dell’animo a desiderare o schifare, purché‚ siano lievi, condizionali, e senza nessun impeto.”

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“Sappiamo distinguere quello che dipende da noi da quello che non dipende da noi?” (Epitteto)

Posted by on Gen 3, 2017 in Blog, Riflessivo | 51 comments

"Sappiamo distinguere quello che dipende da noi da quello che non dipende da noi?" (Epitteto)

“Sappiamo distinguere quello che dipende da noi da quello che non dipende da noi?”

Grazie a Barbara Nocetti ho avuto modo di scoprire questo bellissimo testo, il “Manuale di Epitteto” – “Encheiridion” (nella versione curata da Claudio Buffa in Riflessioni.it).
È veramente interessante leggere una serie di indicazioni di 2000 anni fa sul “vivere bene” e di come siano attuali ancora oggi (come tanti altri testi…).

Su questo primo punto (ce ne sono 53), mi sono soffermato a riflettere sulla “inutilità” di sentirsi particolarmente afflitti su quello che non è dipeso da noi, che non è in nostro potere.

“Se invece stimerai tuo ciò che é tuo veramente, e capirai quali sono le cose che non sono in tuo potere, mai nessuno ti potrà forzare, nessuno impedire, non ti lamenterai di nessuno, non incolperai alcuno, non avrai nessun nemico, nessuno ti nuocerà, perché nessuno in effetti ti potrà fare del male.”

Per chi ha voglia di leggere tutto il primo punto, eccolo!
Buona giornata!

“Le cose sono di due maniere: alcune in nostro potere, altre no.
Sono in nostro potere: l’opinione, il volere, il desiderio, l’avversione, in breve tutte quelle cose che dipendono dalla nostra volontà.
Non sono in nostro potere: il corpo, le ricchezze, gli onori, le dignità pubbliche, e in breve tutte quelle cose che non dipendono da noi.
Le cose poste in nostro potere sono per natura libere, non possono essere impedite né avversate. Quelle altre sono deboli, schiave, sottoposte a ricevere impedimento, e per ultimo non sono cose nostre.
Ricordati dunque che se reputerai per libere, quelle cose che sono per natura schiave, e per proprie quelle che sono di altri, ti capiterà di trovare ora un ostacolo, ora un altro, di essere afflitto, turbato, di dolerti degli uomini e degli Dei. Se invece stimerai tuo ciò che é tuo veramente, e capirai quali sono le cose che non sono in tuo potere, mai nessuno ti potrà forzare, nessuno impedire, non ti lamenterai di nessuno, non incolperai alcuno, non avrai nessun nemico, nessuno ti nuocerà, perché nessuno in effetti ti potrà fare del male.
Ora, se hai desiderio di raggiungere questo felice stato, sappi che ciò richiede sforzo e concentrazione d’animo non comune, e che, certe cose esteriori, devono essere eliminate dalla mente, altre pensate al tempo giusto, e devi dedicarti sopra tutto alla cura di te stesso. Perché, se vorrai ad un tempo ottenere i predetti beni ed insieme dignità e ricchezze, è possibile che non otterrai nulla, perché se starai dietro alle ricchezze senza preoccuparti di accrescerti interiormente, senza dubbio ne sarai privato, perché solo attraverso l’accrescimento di se stessi si può godere beatitudine e libertà. Pertanto a ciascuna apparenza che ti capiterà nella vita, innanzi tutto abituati a dire: questa é un’apparenza, e non é proprio quello che sembra di essere.
Poi comincia ad esaminarla e inquadrarla nella tua mente, e cioè vedere se essa appartiene alle cose che sono in nostra facoltà, ovvero a quelle che non lo sono. Ed appartenendo a quelle che non lo sono, dal tuo cuore venga questa sentenza: – Ciò a me non importa.”

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“Cio che neghi ti sottomette. Ciò che accetti ti trasforma” (Carl Jung)

Posted by on Gen 2, 2017 in Blog, Riflessivo | 60 comments

"Cio che neghi ti sottomette. Ciò che accetti ti trasforma" (Carl Jung)

Una storia iniziatica che ritroviamo sia nella tradizione islamica sia in quella ebraica nasconde sotto il nome di “Maestro” il Dio interiore.
Un discepolo bussa alla porta del Maestro.
“Maestro, mi apra!”
“Chi è?”
“Io!”
“Qui non c’è posto per te!”
Il discepolo se ne va e dopo un po’ di tempo ritorna.
“Maestro, mi apra!”
“Chi è?”
“Ma io!”
“Vattene!”
Molto tempo dopo il discepolo insiste.
“Maestro, mi apra…!”
“Chi è?”
“Tu.”
“Entra.”
(Alejandro Jodorowsky – Cabaret mistico)

Avevo letto questo libro molti anni fa… ed è stato un vero piacere rileggerlo e condividere alcuni passi.

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Sono la crisi di panico…

Posted by on Gen 1, 2017 in Blog, Sorridiamo assieme | 25 comments

Sono la crisi di panico (Cavez)

Tanti auguri per buon un 2017!

Grande Cavez! Le sue vignette sono geniali.
Con una risata ho chiuso il 2016 e con un’altra inizio il 2017!

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Sono la felicità…

Posted by on Dic 31, 2016 in Blog, Sorridiamo assieme | 18 comments

Sono la felicità... l'appagamento?

E siamo alla fine di questo 2016!
Chiudiamolo con una bella risata…

Buon fine anno a tutti!

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“Arriva il momento in cui bisogna recidere i legami nevrotici, aprire le corazze, entrare in una nuova vita che ovviamente all’inizio sarà difficile, perché non l’abbiamo ancora esplorata: abbiamo l’esperienza del bruco, non della farfalla. È un po’ come morire. Ma che cosa sappiamo in realtà della morte? Immaginiamo che ci sia un aldilà, un’altra forma di vita: la morte allora corrisponderebbe allo stato del bruco.”

Posted by on Dic 30, 2016 in Blog, Riflessivo | 127 comments

Perché sei un essere speciale ed io andrò in cura per te

“Arriva il momento in cui bisogna recidere i legami nevrotici, aprire le corazze, entrare in una nuova vita che ovviamente all’inizio sarà difficile, perché non l’abbiamo ancora esplorata: abbiamo l’esperienza del bruco, non della farfalla. È un po’ come morire. Ma che cosa sappiamo in realtà della morte? Immaginiamo che ci sia un aldilà, un’altra forma di vita: la morte allora corrisponderebbe allo stato del bruco.”
(Alejandro Jodorowsky – Cabaret mistico)

Iniziare a rendermi conto se in questo momento della vita ho dei legami nevrotici (non solo con il partner, ma anche sul lavoro, nelle amicizie, nelle dipendenze, ecc.) ed immaginare come potrebbe essere nel momento in cui lo recido…
Provare ad immaginare il primo battito di ali di quella farfalla…

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“Non siamo tutti uguali. L’esperienza di un altro non è la nostra. La soluzione al problema di un altro è soltanto sua, e probabilmente non va bene per noi.” (Alejandro Jodorowsky)

Posted by on Dic 29, 2016 in Blog, Riflessivo | 33 comments

"Non siamo tutti uguali. L'esperienza di un altro non è la nostra." (Alejandro Jodorowsky)

“Non siamo tutti uguali. L’esperienza di un altro non è la nostra. La soluzione al problema di un altro è soltanto sua, e probabilmente non va bene per noi. Ovviamente, possiamo imparare da quello che ci dice il vicino di casa. Ma una verità fatta soltanto di parole non apporta l’esperienza necessaria. Non bisogna mai credere al cento per cento a quello che ci dicono. Non perché la persona voglia o possa ingannarci, ma perché noi non siamo quella persona.”
(A. Jodorowsky – Cabaret magico)

Ovviamente, qualsiasi consiglio che ci viene dato o che diamo con il cuore è benvenuto…
Quello possiamo fare è “calarlo” nella nostra realtà e sentire se è attuabile.
È importante avere dei modelli di riferimento nella nostra vita, e da quei modelli posso imparare tanto, calando il loro comportamento su quello che sono veramente io, su quelle che sono le mie risorse, le mie attitudini…

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“In alcune coppie uno dei membri impedisce all’altro di cambiare per non doverlo fare lui stesso.” (Alejandro Jodorowsky)

Posted by on Dic 28, 2016 in Blog, Riflessivo | 115 comments

"In alcune coppie uno dei membri impedisce all'altro di cambiare per non doverlo fare lui stesso." (Alejandro Jodorowsky)

“In alcune coppie uno dei membri impedisce all’altro di cambiare per non doverlo fare lui stesso.”
(Alejandro Jodorowsky – Cabaret mistico)

Purtroppo è vero…
In “alcune” coppie le dinamiche sono queste.
Quello che ci possiamo domandare è come mai permetto questo? Quale “vantaggio” ottengo?
Sicurezza?
Il non sentirsi “abbandonati”?
E altro ancora.
Quando riesco a identificare il motivo, è un primo passo per uscire dallo schema.

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“Un valore che non viene messo alla prova sul campo è falso.” (Alejandro Jodorowsky)

Posted by on Dic 27, 2016 in Blog, Motivazionale, Riflessivo | 52 comments

Un valore che non viene messo alla prova sul campo è falso (Alejandro Jodorowsky)

“Un valore che non viene messo alla prova sul campo è falso. Alcune persone credono di avere un grande talento e si propongono di realizzare l’opera perfetta. Ma per paura di non essere all’altezza del progetto si bloccano, tutto rimane a livello di intenzione, e alla fine abbandonano la realizzazione dell’opera. Ma se sostituissero il concetto di “perfezione” con quello di “eccellenza” potrebbero uscire dal loro blocco. Un’opera perfetta non ammette nessun errore, neanche minimo, il che è impossibile per un essere umano. Ricercare l’eccellenza significa fare quello che si deve fare al meglio.”
(A. Jodorowsky – Cabaret Mistico)

Quando ho letto la prima frase ci sono rimasto un po’ sconcertato… Poi continuando a leggere, ho sentito il senso profondo che mi trasmetteva. Allora ho ripensato a quando non ho fatto qualcosa perché non mi sarebbe sembrata perfetta… e in effetti tante “opere” non fatte, le avrei comunque potute fare “al meglio”.

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“Non siamo padroni del tempo, solo padroni di dargli un senso.” (Edgar Lee Masters)

Posted by on Dic 26, 2016 in Blog, Riflessivo | 17 comments

"Non siamo padroni del tempo, solo padroni di dargli un senso." (Edgar Lee Masters)

“Non siamo padroni del tempo, solo padroni di dargli un senso.” (Edgar Lee Masters)

Che bella…
Buona proseguo di giornata!

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